“Mi ero appassionato alla creazione di un folle format di divulgazione culturale ambientato in un centro commerciale dove Monna Lisa si aggirava in costume rinascimentale tra gente comune, artisti, intellettuali, vedendo il mondo di oggi con gli occhi di allora. Ma con la produttrice RAI Paola Orlandini capimmo che eravamo andati lontano da quel magazine di arte e cultura che le era stato richiesta da Giovanni Minoli, quindi proposi in un week end di provare a fare un numero zero, fu chiamato Art News. Tutto fu adrenalina, dalle riprese al montaggio, alla musica per la sigla; ma il format del magazine c’era. Lunedì ci presentammo insonni al Direttore con i due video. Lui vide Art News, dette qualche indicazione e ci disse di metterci al lavoro. La visione di ‘Chi ha paura di Monna Lisa’ fu interminabile…Giovanni alla fine si rivolse a me: “Non ha capo né coda, perché?” Gli dissi che era costruito nella logica della rete, che non è consequenziale, differentemente dalla TV. Silenzio…: ”Non lo so, ma c’è qualcosa che intriga…” Poi divenne burbero: ”Non più di cinque puntate, chiaro?”. L’avrei abbracciato. ‘Chi ha paura di Monna Lisa’ divenne un piccolo cult…Mentre Art News andò avanti per me sei anni, ogni settimana”.